venerdì 26 novembre 2010

..a la Y..

















...è già passato più di un mese dall'ultima volta che ho scritto..il tempo è strano, sembra non passare mai e poi quando si tirano le somme non ci si è resi conto di come sia fuggito così rapidamente...avrei così tante cose da raccontare ma mi metto a scrivere perchè non mi sento bene, chissà ma l'esigenza di condividere i miei pensieri mi viene solo quando mi sento a terra...in questo lunga primavera ecuatoriana ho detto addio a un'altra compagna di viaggio, Giulia è partita da quasi un mese e dopo di lei non ho trovato nessuno con cui condividere i miei pochi spazi liberi e le mie giornate di vacanza..con lei si è chiuso un capitolo di quest'esperienza che tra alti e bassi sarà davvero indimenticabile...inizio a sentire il peso di questi mesi di solitudine e di scoperta di me, sento che questa eterna estate mi ha un po' stufata e soprattutto sono delusa dalle persone che mi circondano in questo momento..ho la costante sensazione di essere usata..dalle persone che vivono con me, dai miei capi che non chiedono ma pretendono, dai miei amici ecuatoriani che mi vogliono bene ma che approfittano economicamente di me solo perchè sono gringa, questo gioco mi ha un po' stufata...non ho tempo per viaggiare, non ho tempo per dormire, non ho spazio per vivere la natura e questi panorami vastissimi come vorrei...la mia unica soddisfazione è il lavoro che del resto sta divorando tutte le mie giornate, i miei pazienti sono speciali, quelli poveri e quelli meno poveri, quelli neri, quelli marroncini, quelli gialli, quelli bianchi..sono tutti bambini meravigliosi..e io con loro sto bene perchè sono sinceri..se hanno paura di me piangono se sono curiosi chiedono se mi vogliono bene mi baciano...e io con loro posso essere IO senza mezzi termini e senza compromessi culturali o adattamenti dettati dalle regole del gioco..nell'ultimo mese ho viaggiato a lungo e nei bus ho scoperto il vero ecuador..quello dei finestrini aperti e della spazzatura buttata dalla porta, l'ecuador della gente accalcata nei corridoi e dei bambini lasciati a dormire sulle ginocchia di sconosciuti, l'ecuador dei curiosi e dei missionari, l'ecuador dei venditori ambulanti e dei ladri, l'ecuador dei puzzolentissimi lavoratori dei palmeti, delle puttane e dei predicatori, l'ecuador della salsa triste e del reggaeton, l'ecuador che lascia le donne incinte in piedi, l'ecuador dal sorrido sdentato e dall'orologio finto, l'ecuador delle ragazze in uniforme e con i capelli unti di olio profumato....e io in mezzo a tutto questo, io che dopo 4 mesi rimango ancora una spettatrice affascinata, io che in tutto questo non ho ancora trovato il mio posto o la direzione di marcia..io che da qualche tempo preferisco sedermi al finestrino e non osservare le persone, io che ultimamente sono irritata da tutta questo contatto fisico e dai corpi che mi schiacciano, io che ho iniziato ad ascoltare le mie canzoni e non le "LORO", io che non rispondo alle domande dei curiosi, io che trovo solo nella spettacolare natura che mi circonda tutte le risposte e le carezze di cui ho bisogno, io che viaggio per non rimanere ad Esmeraldas..

...eppure tutto questo per me ha un senso, ho trovato dei preziosi colleghi di lavoro che condividono con me la passione per questo lavoro che qui è così diverso....questo piccolo video ne è un esempio..una brigada in un rio lontano, el Rio Onsole, nel profondo nord dell'ecuador, in ordine di apparizione una quasi fisioterapista italiana, un medico missionario sardo, una promotrice di salute, la coordinatrice del progetto di borbon, un prete missionario del Malawi, un'educatrice speciale e una terapista occupazionale ecuatoriana..un intrecciarsi di storie e destini differenti che si incontrano e che condividono per ore, giorni, mesi la gioia e il senso di impotenza che si prova nel sedersi sul pavimento sporco di queste case fatte di legno o di bambù, la paura e lo sguardo preoccupato ogni volta che dall'altra parte della porta ci dicono..entrate che abbiamo bisogno..la soddisfazione nel vedere un briciolo di speranza negli occhi di madri stanche, la paura di essersi presi qualche parassita o qualche malattia, la condivisione del pane e della poca acqua potabile, del gel disinfettante per le mani e dell'inutile spray contro le zanzare..ma non è tutto facile..le nostre mentalità sono differenti e se siamo sulla canoa o nel cassone di un furgone è perchè siamo persone tenaci e con caratteri forti, l'obiettivo del nostro agire quotidiano non è mai lo stesso e il lavoro per questo a volte è tremendamente difficile...



...avrei davvero tante cose da raccontare..del viaggio a cuenca e nel sud, al confine col perù a vedere i resti inca, il week end a spasso con il neurologo e il suo figlioccio tedesco, la convivenza con gli altri volontari italiani, l'arrivo del container, il mio viaggio in ruspa, le mie lezioni nelle scuole, le mie ansie rispetto alla tesi che mi accompagnano giornalmente, i terremoti emotivi e terrestri, il fascino di questa terra che non ha ancora finito di sorprendermi...

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